Inter-Verona 1-0: Felipe Melo decisivo, i nerazzurri non sbagliano un colpo
La squadra di Mancini ottiene la quinta vittoria consecutiva (la quarta per 1-0) grazie a un colpo di testa del centrocampista brasiliano, sempre più leader del centrocampo. Maledizione attaccanti per Mandorlini: dopo Toni, si fa male anche Pazzini
MILANO – Cinque vittorie su cinque, primo posto in classifica e un solo gol subito: l’Inter non è spettacolare, ma è tremendamente cinica, solida e stasera anche fortunata. Il quinto successo di fila per i nerazzurri arriva 1-0 contro il Verona, sotto gli occhi di Thohir in tribuna, grazie al primo gol di Felipe Melo, decisivo con un colpo di testa su un angolo battuto dall’ex compagno di squadra del Galatasaray, Alex Telles. Il Verona può recriminare per l’infortunio di Pazzini dopo 20′ e la clamorosa traversa di Sala un minuto prima del gol del centrocampista brasiliano.
LA CRONACA, TORNA MIRANDA – Niente turnover per Mancini: out Murillo per infortunio, c’è il ritorno di Miranda e l’unica novità è l’esordio di Ljajic al posto di Jovetic. Mandorlini, senza Toni, cambia modulo passando al 3-5-2 dando fiducia al centrocampista svedese Helander e preferendo Albertazzi a Souprayen. Nel primo tempo c’è pochissimo da raccontare: ci sono più ammonizioni (gialli a Guarin, Albertazzi e Kondogbia) che occasioni da gol. Al 20′ Pazzini deve abbandonare il campo per un contrasto di gioco con Felipe Melo: senza centravanti di ruolo, Mandorlini si affida a Siligardi. L’unica, vera occasione arriva nei minuti finali con Medel che tira un siluro dagli sviluppi di un corner, ma Viviani davanti alla porta evita il gol al ‘Pitbull’.
MELO, GOL E BACIO – Nella ripresa (non ci sono cambi) l’Inter inizia con un altro passo, schiacciando i gialloblù. Ma sono i ragazzi di Mandorlini a sfiorare il gol con una clamorosa traversa di Sala ben lanciato da Greco. Passa meno di un minuto e l’Inter trova il vantaggio: angolo di Telles e stacco di testa vincente di Felipe Melo. Il centrocampista brasiliano, sempre più leader del centrocampo di Mancini, esulta correndo a baciare sua moglie. Sembra il replay delle scorse partite: nonostante le poche occasioni da gol, l’Inter prima rischia e poi trova il vantaggio.
LA CRONACA, TORNA MIRANDA – Niente turnover per Mancini: out Murillo per infortunio, c’è il ritorno di Miranda e l’unica novità è l’esordio di Ljajic al posto di Jovetic. Mandorlini, senza Toni, cambia modulo passando al 3-5-2 dando fiducia al centrocampista svedese Helander e preferendo Albertazzi a Souprayen. Nel primo tempo c’è pochissimo da raccontare: ci sono più ammonizioni (gialli a Guarin, Albertazzi e Kondogbia) che occasioni da gol. Al 20′ Pazzini deve abbandonare il campo per un contrasto di gioco con Felipe Melo: senza centravanti di ruolo, Mandorlini si affida a Siligardi. L’unica, vera occasione arriva nei minuti finali con Medel che tira un siluro dagli sviluppi di un corner, ma Viviani davanti alla porta evita il gol al ‘Pitbull’.
MELO, GOL E BACIO – Nella ripresa (non ci sono cambi) l’Inter inizia con un altro passo, schiacciando i gialloblù. Ma sono i ragazzi di Mandorlini a sfiorare il gol con una clamorosa traversa di Sala ben lanciato da Greco. Passa meno di un minuto e l’Inter trova il vantaggio: angolo di Telles e stacco di testa vincente di Felipe Melo. Il centrocampista brasiliano, sempre più leader del centrocampo di Mancini, esulta correndo a baciare sua moglie. Sembra il replay delle scorse partite: nonostante le poche occasioni da gol, l’Inter prima rischia e poi trova il vantaggio.
IL RITORNO DI BIABIANY – Subito dopo la rete di Melo, Mancini toglie Ljajic e inserisce Jovetic. Poco dopo entra anche Jonathan Biabiany, al rientro dopo oltre un anno di stop: via Kondogbia e si passa al 4-2-3-1. Il Verona impensierisce due volte la porta di Handanovic con Siligardi: l’ex Livorno prima non inquadra lo specchio, poi si fa respinge un siluro dal portiere sloveno. Pian piano l’Hellas cala, esce anche l’acciaccato Sala e non arrivano più pericoli. Dall’altra parte, nei minuti di recupero, Icardi è bravo a lanciare in contropiede Jovetic, l’attaccante montenegrino, con i suoi in superiorità numerica, è egoista e prova a trovare la rete personale, ma si fa fermare nel momento decisivo. E’ destino che questa Inter debba vincere per 1-0 (il quarto in quinte partite): questo è particolarmente prezioso visti i passi falsi di Roma, Juventus e Napoli.
DIFESA OK, HELLAS SFORTUNATO – Solidità e cinismo: l’Inter magari non diverte, ma per ora ha vinto tutte le gare e per Mancini va benissimo così. Medel continua a offrire grandi garanzie in difesa, bene il recupero di Miranda e sono sembrati in crescita sia Perisic che Telles. Per il Verona è sfortuna nera per gli infortuni: dopo aver perso Toni, Marquez, Romulo e Ionita, dopo 20′ ha dato forfati anche Pazzini. Mandorlini spera che non sia niente di grave perché non ci sono più attaccanti di ruolo a disposizione. Domenica prossima Inter-Fiorentina e Verona-Lazio.
INTER-VERONA 1-0 (0-0)
INTER (4-3-1-2): Handanovic 6; Santon 6, Medel 6.5, Miranda 6, Telles 6 (44’st Ranocchia sv); Guarin 6, Melo 7, Kondogbia 5,5 (17’st Biabiany 6); Perisic 6; Ljajic 6 (12’st Jovetic 6), Icardi 6. In panchina: Carrizo, Radu, Palacio, Montoya, Gnoukouri, D’Ambrosio, Nagatomo, Brozovic, Manaj. Allenatore: Mancini.
VERONA (3-5-2): Rafael 6; Bianchetti 6, Moras 6, Helander 6; Albertazzi 6 (25’st Souprayen 6), Sala 6,5 (30’st Zaccagni sv), Viviani
6, Greco 6, Pisano 6,5; Pazzini6 (21’pt Siligardi 6), Gomez 6,5. In panchina: Coppola, Gollini, Wszolek, Matuzalem, Winck, Guglielmelli, Checchin. Allenatore: Mandorlini.
ARBITRO: Russo di Nola
RETE: Felipe Melo al 55′
AMMONITI: Guarin, Albertazzi, Kondogbia, Sala, Greco, Helander, Felipe Melo e Biabiany
ANGOLI: 11-2 per l’Inter
RECUPERO: 2′ e 3′
DIFESA OK, HELLAS SFORTUNATO – Solidità e cinismo: l’Inter magari non diverte, ma per ora ha vinto tutte le gare e per Mancini va benissimo così. Medel continua a offrire grandi garanzie in difesa, bene il recupero di Miranda e sono sembrati in crescita sia Perisic che Telles. Per il Verona è sfortuna nera per gli infortuni: dopo aver perso Toni, Marquez, Romulo e Ionita, dopo 20′ ha dato forfati anche Pazzini. Mandorlini spera che non sia niente di grave perché non ci sono più attaccanti di ruolo a disposizione. Domenica prossima Inter-Fiorentina e Verona-Lazio.
INTER-VERONA 1-0 (0-0)
INTER (4-3-1-2): Handanovic 6; Santon 6, Medel 6.5, Miranda 6, Telles 6 (44’st Ranocchia sv); Guarin 6, Melo 7, Kondogbia 5,5 (17’st Biabiany 6); Perisic 6; Ljajic 6 (12’st Jovetic 6), Icardi 6. In panchina: Carrizo, Radu, Palacio, Montoya, Gnoukouri, D’Ambrosio, Nagatomo, Brozovic, Manaj. Allenatore: Mancini.
VERONA (3-5-2): Rafael 6; Bianchetti 6, Moras 6, Helander 6; Albertazzi 6 (25’st Souprayen 6), Sala 6,5 (30’st Zaccagni sv), Viviani
ARBITRO: Russo di Nola
RETE: Felipe Melo al 55′
AMMONITI: Guarin, Albertazzi, Kondogbia, Sala, Greco, Helander, Felipe Melo e Biabiany
ANGOLI: 11-2 per l’Inter
RECUPERO: 2′ e 3′
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Juventus-Frosinone 1-1: Blanchard nel recupero risponde al gol di Zaza
I bianconeri frenano ancora: un colpo di testa nel recupero regala a Stellone il primo storico punto in A. Allegri rimanda ancora l'appuntamento con il primo successo allo Stadium
La Juve non va. Spreca tanto e viene rimontata nel recupero da un gol di Blanchard (primo urlo in A). Rimandata la prima vittoria al terzo tentativo allo Juventus Stadium, in passato il fortino dei bianconeri. Tre punti erano indispensabili per proseguire la rimonta in campionato e preparare al meglio, per gli uomini di Allegri, i prossimi due impegni, Napoli e Siviglia in 4 giorni. Il Frosinone ha capitalizzato il massimo, due tiri, un palo ed un gol, la Juve con due legni (Pogba e Zaza), deve recriminare per le occasioni sbagliate davanti a Leali, tra i migliori dei suoi. Il Frosinone può reclamare un penalty (sarebbe stato generoso) per un braccio di Barzagli sul tiro di Frara successivo al palo di Castillo. E’ una Juve che cambia molto, complici gli infortuni a girandola nei vari reparti ed il turnover ma che spreca troppo. L’assenza a centrocampo di un metronomo come Marchisio si fa sentire, come il peso delle punte, piuttosto imprecise e la serata nebulosa di Pogba. Calcia tanto in porta la squadra di Allegri, ma non è cinica come aveva abituato in passato, spreca e si affida agli strappi ed ai dribbling di Cuadrado.
BOCCIATO — Massimiliano Allegri alla fine scioglie i dubbi e lascia Paulo Dybala in panchina. Bocciata ancora una volta la coppia inedita Zaza-Dybala, due prime punte, in una rosa con troppi attaccanti, quando sono in salute, simili per caratteristiche tecniche. Rispetto a Genova, dove 55 milioni sedevano in panchina, allo Stadium Zaza parte dal primo minuto. In panchina Hernanes e Dybala, turnover per Chiellini e Buffon. Bianconeri in maglia rosa, riconferma del 4-3-3 di Genova, Zaza punta centrale, Pereyra e Cuadrado gli angeli custodi. Più difensivo il Frosinone di Roberto Stellone, 4-4-2 con Castillo e Ciofani i terminali del gioco. Buona pressione della Juve in avvio e Frosinone che si rende da solo la vita difficile con un paio di pasticci in difesa che potrebbero costar caro, come la palla regalata da Blanchard a Cuadrado in area ma salva Gori. Al 20’ Cuadrado si libera al tiro a pochi passi dall’area di rigore ma il pallone sfiora il palo. Fuori la girata al volo in acrobazia di Zaza al 25’. Alla mezz’ora, con il primo tiro in porta della gara il Frosinone per poco non passa in vantaggio. Punizione dalla trequarti e pallone che Castillo, di destro, stampa sul palo, sulla respinta il pallone calciato da Frara colpisce sulla traiettoria il braccio largo di Barzagli, semi-girato: è al limite del rigore, per Cervellara è calcio d’angolo. Uno sparo del buio perché la Juve, sia pure diesel, tecnicamente è troppo superiore e da l’impressione di poter trovare il gol. Al 40’ è la traversa a fermare l’incornata di testa di Pogba da azione di calcio d’angolo. Allegri nella ripresa lascia nello spogliatoio Sturaro e Lichsteiner, spazio a Chiellini ed alla coppia inedita Dybala-Zaza. Cambia anche il modulo, 3-5-2 con Cuadrado avanzato a fare da pendolo Dopo 4’ nuova traversa su un’avvitata di testa di Zaza. Un minuto dopo l’attaccante bianconero è più fortunato, tiro dal limite dell’area che buca Leali (1-0). Al 32’ Zaza lascia il posto ad Hernanes, tre minuti dopo la Juve sfiora il raddoppio, cross di Bonucci per la testa di Chiellini. La Juve non chiude la gara e viene punita nel recupero su calcio d’angolo.
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Sampdoria-Roma 2-1: i giallorossi dominano ma perdono su autogol
Manolas devia nella sua porta un cross di Eder, che aveva già firmato l'1-0. Inutile il pari di Salah su cross di Pjanic: prima sconfitta per gli uomini di Garcia
Samp in paradiso, Roma nella bufera. Chi, se non lui, Eder, come protagonista assoluto in questo sofferto successo blucerchiato su una Roma che dopo lo svantaggio iniziale ad inizio ripresa era riuscita a riprendersi con il pari di Salah, prima di un furibondo assalto alla porta di Viviano a caccia del successo? Invece, al 40’, un’autorete di Manolas su un diagonale del solito Eder ha fruttato alla Samp il rocambolesco due a uno finale, che rilancia le ambizioni sampdoriane in campionato. Tutto nel secondo tempo: la punizione di Eder (che sfrutta anche un blocco di Soriano sulla barriera giallorossa) sblocca la partita, e lì inizia la rincorsa della squadra di Garcia. Viviano è decisivo in almeno tre occasioni, prima del gran finale a favore dei padroni di casa.
DUE FACCE — Impensabile prevedere un simile secondo tempo dopoché per metà gara la Samp ha palesato grande difficoltà a produrre gioco, con una difesa rinnovata più per necessità che per scelta. Mesbah (al debutto stagionale) a sinistra al posto di Regini, la coppia di centrali Silvestre-Zukanovic, e Correa alle spalle delle punte. Roma Dzeko-dipendente, ma solo sulla carta nei primi 45 minuti. All’inizio i blucerchiati hanno spinto a intermittenza, cercando invano la profondità e la velocità della coppia Muriel-Eder, poco serviti però da Correa. La Roma, poco propositiva in avvio, ha capito però le difficoltà degli uomini di Zenga ed ha fatto suo il centrocampo, provando spesso ad affondare sulla sinistra, ma mancando di precisione al momento di calciare a rete. Sino al gol di Eder la Samp è uscita solo a sprazzi: il diagonale di Muriel (12’), rapido ad approfittare dell’errore di Digne, s’è spento a lato, ma ai padroni di casa è mancata la capacità di accorciare fra i reparti. La Roma è arrivata davanti a Viviano la prima volta con Pjanic (24’, decisivo il riflesso del numero uno sampdoriano), prima dell’episodio più contestato del primo tempo.
I VELENI — È successo tutto al minuto 26, quando Eder è finito a terra in area ospite dopo un contatto con Manolas, entrato in scivolata per contrastare il brasiliano. Intervento contestatissimo dalla Samp, che ha chiesto invano il rigore, e s’è arrabbiata per il cartellino giallo mostrato al brasiliano, reo di avere cercato il fallo. Decisione, questa, parsa un po’ eccessiva. Lì è salita in cattedra la squadra di Garcia (doppia occasione per De Rossi e Dzeko quasi allo scadere di metà gara), anche perché Zenga, non fortunatissimo, ha perso Silvestre per infortunio, rilanciando Moisander in una difesa ancora più sperimentale. Un dominio territoriale ma, alla resa dei conti, assolutamente infruttuoso. Prima sconfitta in campionato per la Roma, con Totti davanti alla tv…
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Il Napoli ha esaurito i gol: con il Carpi finisce 0-0
Poche emozioni al Braglia: gli emiliani si difendono, la squadra di Sarri non riesce a trovare il varco giusto. E dopo due "manite" resta all'asciutto
Un passo indietro grande così rispetto alle ultime due straripanti vittorie del Napoli, un altro piccolo passo avanti in classifica, con il primo punto casalingo, per il Carpi: il Braglia consegna un verdetto a sorpresa, uno 0-0 che il Carpi dimostra di meritare per la generosità e anche l’intelligenza della sua prestazione e il Napoli ingoia con amarezza, dovendo tornare a riflettere sulla sua discontinuità e sulle reali prospettive di un campionato di vertice.
LE SCELTE — Sarri cambia poco, Castori addirittura pochissimo rispetto a domenica. Nel Napoli linea difensiva immutata, in mezzo Valdifiori si riprende il posto dopo due panchine consecutive (fra Europa League e campionato) facendo sedere Jorginho, Hamsik ce la fa nonostante il colpo alla caviglia subito tre giorni fa e davanti sulla sinistra Mertens al posto di Callejon, al fianco della coppia - scintillante contro la Lazio - formata da Insigne (scivolato a destra) e Higuain. Il tecnico del Carpi, a caccia della prima vittoria in casa, fa soltanto un cambio rispetto alla sfortunata gara contro la Fiorentina: torna Mbakogu al posto di Borriello (ancora non pronto per giocare due gare da titolare così ravvicinate) e per il resto è il solito 3-5-2, con Letizia e Gabriel Silva esterni della linea a cinque, Cofie davanti alla difesa e Matos a galleggiare più vicino al centravanti nigeriano, ma con il compito di aiutare anche i centrocampisti.
PRIMO TEMPO — Il distributore automatico di gioco spettacolare che aveva generato il doppio 5-0 contro Bruges e Lazio si è inceppato di fronte al bunker organizzato di Castori, che a volte non ha disdegnato di tenere cinque uomini in linea e quattro a centrocampo (con l’arretramento di Matos, comunque libero di svariare su tutto il fronte offensivo) per intasare tutti gli spazi al Napoli e non consentire libertà al suo micidiale tridente. In verità molto meno ispirato del solito, se non con Higuain, che quasi da solo ha tenuto in costante apprensione la difesa del Carpi, andando vicino al gol al 18’ con una spettacolare girata di destro - inventata dal nulla su suggerimento di Insigne - e poi al 40’, dopo combinazione con Mertens e rimpallo che ha penalizzato l’argentino dopo un primo tiro respinto da Brkic. Al di là di un colpo di testa centrale di Hamsik (37’), è stata tutta lì l’effettiva produzione offensiva di un Napoli che ha come girato a vuoto. Facendo il gioco del Carpi, che ha scelto di difendersi e giocare di rimessa, insistendo in particolare sull’asse destro formato da Letizia e Matos. Proprio loro due, ai minuti 8 e 36, hanno trovato una buona penetrazione sul fianco lasciato scoperto da Ghoulam, ma entrambe le volte Mbakogu è arrivato in ritardo o mal coordinato sul pallone.
SECONDO TEMPO — Lo spartito non è cambiato nella ripresa, perché non è cambiata l’attenzione del Carpi nell’andare a giocare uomo contro uomo e nel chiudere qualsiasi corridoio cercato dagli uomini di Sarri. Che hanno iniziato ad affidarsi più che altro ad iniziative personali, in particolare di Insigne, che per almeno tre volte (la terza con eccessivo egoismo, perché c’era Higuain più libero) ha cercato la porta, ma sempre senza la necessaria precisione. A nulla sono serviti anche la sostituzione dell’ancora spento Valdifiori (perché neanche Jorginho ha trovato più lucidità nelle verticalizzazioni) e il cambio tattico scelto nel finale da Sarri, passato al 4-2-3-1 della scorsa stagione: fuori Hamsik, Callejon e Insigne larghi e Gabbiadini alle spalle di Higuain. E proprio l’ex sampdoriano ha avuto la chance migliore, ma al 43’ il suo tocco di esterno su lancio profondo di Callejon è terminato fuori, come il suo ultimo tiro di sinistro in pieno recupero.
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