segunda-feira, 25 de abril de 2016

Questa Juve comanderà per altri 5 anni se le altre non si svegliano

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Ottantuno anni dopo il quinto scudetto consecutivo, i bianconeri eguagliano un primato storico. Costruito da una grande società che ha edificato una grande squadra

Il 2 giugno saranno ottantuno. Ottantuno gli anni che separano il quinto scudetto consecutivo della Juve del Primo Quinquennio d’Oro dal quinto titolo di fila della Juve del Secondo Quinquennio d’Oro. Questo. Basta il solo riferimento temporale per avere un’idea della grandezza di un’impresa che si consegna alla storia del calcio mondiale. Come ha auspicato Bonucci nei giorni scorsi, anche per i non juventini è il tempo di applaudire l’exploit di un Gruppo che ha letteralmente frantumato ogni ostacolo e ha reso ancora più esaltante ciò che ha fatto grazie alla rimonta che i numeri dicono essere stata marziana: 24 vittorie e 1 pareggio nelle ultime 25 gare di campionato; 67 gol segnati e 18 subiti, 85 punti in 35 partite, 12 punti di vantaggio sulla seconda in classifica, 14 sulla terza, 21 sulla quarta, 26 sulla quinta.

Distacchi abissali. Allegri li ha inflitti ai rivali amalgamando al gruppo storico i dieci nuovi elementi arrivati nove mesi fa. Nel decennale di Calciopoli, la Juve firma un capolavoro sportivo coniugato all’opera di ricostruzione totale di una società che rischiava di essere annientata nell’annus horribilis 2006. Perché qui sta il punto che le avversarie devono cogliere per dare una mossa: se non si svegliano, questa Juve comanderà per altri cinque anni ancora.

Una squadra è grande se, alle proprie spalle, ha una grande società. E il Secondo Quinquennio d’Oro affonda le sue radici nella ricostruzione di uno staff che non ha eguali nel calcio italiano. C’è un’immagine che, molto spesso rimbalza da Vinovo quando i bianconeri si allenano: ritrae Agnelli, Nedved, Marotta, Paratici confabulanti ai bordi del campo con Allegri. L’onnipresenza dello stato maggiore nel quartier generale è, al tempo stesso, fisica e psicologica, così come organizzazione e programmazione sono due vocaboli iscritti a lettere maiuscole nel dizionario sabaudo.


Dalla repentina sostituzione di Conte con Allegri nel luglio 2014 ai botti di mercato culminati con le operazioni Morata, Dybala, Mandzukic, Rugani, Zaza, Khedira, alla leadership dei 3B (Buffon, Bonucci, Barzagli), con la M di Marchisio a completare il quadrilatero dei Veterani. Per non dire dei risultati di bilancio che hanno indotto Forbes ad inserire la Juve nella Top 10 dei club più redditizi del mondo.
C’è un bianconero circolo virtuoso che, al momento, nessuna rivale sembra in grado di spezzare, ferma restando la stagione del Napoli, il cui secondo posto è ora messo a repentaglio dalla sconfitta di Roma. Ecco, Roma e Napoli sono le uniche due squadre che possono attaccare e intaccare la dittatura bianconera. Ma ne hanno di strada da fare.

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