Roma
Il presidente giallorosso: "All'andata ci sono stati degli errori, ma sono cose che succedono. Sarà una gara aperta". De Rossi: "Ci siamo svegliati, battiamoli e riapriamo il campionato"
"Ci siamo addormentati per un mese, adesso vogliamo battere la Juventus per riaprire il campionato". Dopo Francesco Totti, anche Daniele De Rossi, in un'intervista a Sky, traccia la linea da seguire e ammettendo che nelle ultime settimane la Roma ha perso "troppi punti" vincere lunedì contro i bianconeri potrebbe dare nuova linfa alla squadra e mantenere accese le speranze per lo scudetto. Davanti a 55mila spettatori, di cui 1500 della Juve, e davanti al presidente Pallotta, che oggi a Trigoria ha incontrato allenatore e giocatori, la Roma sogna di battere la squadra che, da quando c'è Garcia, è stata sconfitta solo in Coppa Italia e mai in campionato. Non solo: vincere con la Juventus significherebbe tornare a conquistare i 3 punti all'Olimpico, cosa che, a parte la vittoria (ai supplementari) con l'Empoli in Coppa Italia non accade dal 30 novembre.
NESSUNA RIVINCITA — Se De Rossi si mostra fiducioso, dopo il successo di Rotterdam in Europa League, il presidente Pallotta, a Roma Radio, dice che la squadra "vuole vincere e non cercare vendette. Ci sono stati degli errori nella gara d'andata, ma sono cose possono succedere. Ero presente a Torino e credo davvero che la squadra abbia fatto un’ottima partita, potevamo tranquillamente vincere e abbiamo dimostrato di essere alla loro altezza. Non ragiono in termini di difesa del secondo posto o di rilanciare la corsa scudetto, penso solo che se giochiamo come sappiamo e se la squadra dimostrerà le motivazioni mostrate nei giorni scorsi sarà una partita molto aperta, credo che possiamo continuare così e dar seguito alla vittoria con il Feyenoord". Sul periodo no della Roma e sui troppi pareggi, Pallotta la vede così: "Abbiamo ottenuto molti pareggi, è vero, ma non abbiamo perso e allo stesso tempo la squadra è saldamente al secondo posto. Volevo ricollocare le cose nella giusta prospettiva. Una frangia di tifosi ci ha criticato, è qualcosa di rispettabile, ma credo che la maggior parte dei tifosi sia contenta del mio operato. Abbiamo avuto tanti infortuni - spiega - e questo ci ha penalizzato, ma il nostro è ed è sempre stato un progetto a lungo termine".
Chievo-Milan 0-0: rossoneri sottotono, Honda colpisce una traversa
Delude la squadra di Inzaghi a Verona: Montolivo sostituito dopo 45', il giapponese entra al suo posto e crea l'unica vera occasione rossonera. Pazzini e Cerci in campo nella ripresa
L’ennesima prova di maturità fallita. Il Milan manca la seconda vittoria di fila e, in attesa di sapere come andranno le altre domani, vede ulteriormente allontanarsi anche l’ultimo vagone del treno europeo. I rossoneri non sono mai riusciti a mordere la partita, ed è un’immagine che è lo specchio di tutta la stagione. Il Chievo muove la classifica, e lo fa con una prestazione confortante: ai punti, avrebbe meritato la squadra di Maran.
COMPATTEZZA — Si parte con un quarto d’ora di ritardo in virtù della solidarietà dell’Assocalciatori al Parma. Inzaghi conferma per nove undicesimi la squadra che ha superato il Cesena domenica scorsa. Le uniche novità si registrano in porta, con Diego Lopez che rientra dopo la squalifica, e in difesa con Alex che rileva Rami, l’ultimo dell’infinita lista di infortunati (stavolta erano k.o. in dieci). Confermato anche il sistema di gioco: 4-3-1-2, ovvero Bonaventura alle spalle di Destro e Menez. Per Cerci, dopo le polemiche settimanali che Inzaghi ha cercato di far rientrare, c’è un’altra panchina. Maran rispetto alle previsioni della vigilia presenta il Chievo con due cambiamenti: Mattiello terzino destro (prestazione maiuscola, la sua), il che consente di avanzare Schelotto, e Pellissier al posto di Paloschi. Il pregio maggiore dei veneti è la compattezza: linee corte, dove il Milan fatica tantissimo a infilarsi. E anche una certa spavalderia nel possesso palla, cosa lodevole per una squadra che in casa sino a ieri aveva raccolto la miseria di 10 punti.
TUTTI FERMI — Il primo tempo rossonero è un film già visto. E non poche volte. Una squadra incapace di alzare il ritmo, di accelerare, di creare un guizzo per provare ad allargare gli avversari. Solito copione: tanti passaggi orizzontali, rarissime le verticalizzazioni. E in più, rispetto ad altre esibizioni, c’è pure l’aggravante di una staticità di squadra piuttosto evidente: nessuno che si degna di fare un movimento per dettare il passaggio al portatore di palla. La conseguenza è scontata: il Chievo aspetta senza particolari patemi e poi prova a ripartire cercando di sfruttare le fasce con Schelotto e l’ex Birsa. Tutto abbastanza bene sino alla trequarti, poi iniziano i problemi e le idee si annebbiano. Ecco perché le emozioni, da una parte e dall’altra, non arrivano nemmeno alle dita di una mano. Sarebbe lecito attendersi che, in mancanza di una vera struttura di gioco, il Milan provi a far valere la maggiore qualità tecnica dei suoi giocatori più illuminati, ma di luce se ne vede ben poca. A Destro anche stavolta arrivano palloni col contagocce, Bonaventura prova a cucire qualche ricamo ma quando alza la testa non trova quasi mai compagni liberi, e Menez vaga per il campo come al solito. Solo che stavolta l’ispirazione non arriva e il francese finisce con l’innervosirsi un po’ con tutti. Tranne che con se stesso. Inutile dire che le emozioni dei primi 45 minuti sono pochissime: un mischione in area gialloblù con Bonera che crea lo scompiglio, Pellissier che viene stoppato sul più bello da Diego Lopez.
TRAVERSA — Nella ripresa Inzaghi lascia negli spogliatoi Montolivo e inserisce Honda, arretrando di qualche metro Bonaventura. L’ingresso del giapponese, dopo la panchina di domenica scorsa, è buono. E’ lui a provare ad accelerare un po’ i ritmi rossoneri e dopo tre minuti la traversa balla a lungo sulla sua botta di sinistro dalla lunga distanza. Ma il canovaccio della gara non si scosta granché dal primo tempo: Milan che prova – senza grandi risultati – a manovrare con un po’ più di velocità e Chievo che crea più di un’apprensione ai rossoneri quando riparte. Al 19’ Diego Lopez ci mette i guantoni su un siluro di Schelotto, sei minuti più tardi si ripete su Paloschi. E c’è pure De Jong che salva all’ultimo centimetro su Meggiorini lanciato a rete. L’olandese è poi costretto a uscire per infortunio al 33’, rilevato da Cerci. Che prova a creare scompiglio sull'esterno, ma il risultato non si schioda dallo 0-0.
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