Oggi Del Piero compie 41 anni ed il ricordo di ciò che è stato per la Juve non ha ancora abbandonato i tifosi bianconeri
"L'ho visto volare leggero come un angelo, quando aveva la faccia da putto. L'ho visto inventare un tiro che è diventato solo il suo e lanciarsi tra i grandi ancora ragazzo. L'ho visto segnare con la sua squadra soprattutto nelle partite che contavano, negli scontri diretti, nelle finali in giro per il mondo."
Sono queste le parole iniziali del discorso fatto da Caressa per onorare uno dei più grandi campioni di tutti i tempi: Alessandro ‘Pinturicchio’ Del Piero. Nato calcisticamente nel Padova ma cresciuto e maturato nella Juventus, Alex detiene tutti i record che un giocatore potrebbe conquistare con la maglia bianconera: record di presenze e marcature (290/705), record di presenze e marcature nelle coppe ed in serie A, record di stagioni nella Juventus e di stagioni come capitano (19 e 11), record di segnature in una sola edizione della Champions (10). Un’incetta di riconoscimenti personali, arricchiti da moltissimi trofei, che fanno di Del Piero il miglior giocatore che mai ha indossato la casacca bianconera. Un idolo indiscusso per la tifoseria, un campione indiscusso dentro e fuori dal campo, un rapporto però difficile con allenatori e dirigenza: chi non ricorda, infatti, la conclusione della sua avventura con i bianconeri o le parole leggermente critiche che l'Avvocato Agnelli disse di lui nel 2000? (Lo chiameremo Godot).
Nato come esterno largo, un classico 7, Alex ha inventato un gol d’antologia per la sua capacità di accentrarsi e concludere felicemente in porta: un mix di velocità di pensiero e tecnica che ha permesso ad Alex di essere fin da subito un faro per la Nazionale. Purtroppo, però, come spesso capita, un bruttissimo infortunio (lesione del crociato, 8 novembre 1998) costringe Pinturicchio a cambiare il proprio modo di giocare, passando dall’essere esterno a seconda punta più statica e, di riflesso, molto più tecnica. Poco male, poiché Del Piero non cala le proprie prestazioni, continuando a vincere e far vincere le sue due maglie: la bianconera e l’azzurra. Vince la Champions League e la Supercoppa nel ’96, segna la rete decisiva nell’Intercontinetale, marca la semifinale contro la Germania nel Mondiale 2006, vinto dall’Italia. Ha gustato ogni emozione sportiva, tranne il Pallone d’Oro, scandalosamente andato a Sammer nel ’96. Poco male, per chi è abituato ad essere considerato una sorta di divinità per i propri tifosi, gli stessi che ancora sperano di vederlo scendere in campo, con la 10, mentre si intona: "Io di te non mi stanco, sarò sempre al tuo fianco, sei la cosa più bella c’è…"
Balotelli ha deciso: sì all'operazione
L'attaccante del Milan, alle prese da più di un mese con la pubalgia, sembra essersi convinto. L'operazione potrebbe riconsegnarlo ai campi di gioco nel 2016.
La piaga della pubalgia non concede respiro a Mario Balotelli ed infatti l'ex attaccante di City ed Inter sembra essersi convinto riguardo a una possibile operazione. Nella giornata di Lunedì, Super Mario era volato a Copenaghen per ulteriori visite specialistiche, che hanno dato esito negativo; dunque si sottoporrà ad altri esami nei prossimi giorni, decidendo poi insieme a Milan eLiverpool (squadra in possesso ancora del cartellino) le prossime mosse.
L'ipotesi più plausibile è quella dell'operazione, che potrebbe svolgersi già tra una settimana e consegnare Balotellli ai campi di gioco appena dopo la sosta natalizia. Brutto colpo per il Milan e per il giocatore.
L'ultima apparizione di Balo risale al 27 settembre in casa del Genoa e da allora (45 giorni) la terapia intensiva non ha dato per nulla i suoi frutti e l'unica via possibile, per tirarlo a lucido come ad inizio stagione (quello che spera Mihajlovic), è quella dell'operazione. Ci saranno dei summit tra Milan e Liverpool per decidere, ma la squadra di Klopp non dovrebbe opporsi a questa soluzione.
Roma, l'anno buono?
Dopo 12 giornate di Serie A, la sosta Nazionali serve per fare il punto sul campionato. La Roma, unita e ritrovata, vuole vincere il titolo. I numeri la confortano.
L'anno buono. Per tanti anni, a Roma, questa frase è risuonata nei bar, nelle piazze, allo stadio. Frase da sognatori, puntualmente smentita. Come in un brusco risveglio, il campo ha spezzato e distrutto i sogni dei tifosi, delle bandiere in campo, degli appassionati di calcio capitolino. Senza andare troppo nel passato, un po' di esempi: Roma-Samp, 25.04.2010, con Ranieri in panchina. La Roma esce sconfitta con le prodezze di Storari e Pazzini. Ecco che "l'anno buono" va a farsi benedire, per la disperazione dei più. Garcia in panchina, anno 2013-14. Nelle prime 17 di campionato, Roma imbattuta, poi il crollo, o comunque la resa allo strapotere Juve. Lo scorso anno, seppure in modo diverso, stesso finale. Solo pochi esempi, a conferma di quanto dannoso sia parlare di "anno buono". Il titolo è quindi certamente provocatorio. Ma rimarcare le differenze che fanno ben sperare, questo si, è d'obbligo. Vediamo i "perché si" allo scudetto, e i "perché no". Punti di forza e punti deboli che si intrecciano nella caccia al titolo dei giallorossi.
La Roma, quest'anno, segna di più e subito. L'approccio alle gare sembra essere più aggressivo. Anche grazie a questo, 3 big match sono stati superati agilmente (il quarto, con l'Inter, è finito male sul piano del risultato, non del gioco). Non solo gol-lampo, anche tanti gol, come detto. Ben 27 reti, meglio - in Europa - hanno fatto solo Bayern Monaco, Borussia Dortmund e Psg. 27 reti,ovvero 2,25 a partita, numeri d'alta quota.
La Roma è pericolosa: dei 155 tiri totali in campionato, il 50,3 % è nello specchio. Molti di questi tiri provengono dall'area di rigore, e quasi tutti vengono trasformati in rete. Infatti sono 21 i gol da dentro area segnati dalla Roma. Sono 3 i gol su palla inattiva: con le punizioni magistrali di Pjanic non si scampa. Il possesso palla, come gli altri anni, resta altissimo, quasi al 60%.
Soprattutto, però, la Roma è squadra. Pochi malumori, poce ansie, dopo un inizio difficile lo spogliatoio sembra unito ai diktat tecnici di Garcia e libero dai protagonismi. La storia ci conferma che vince chi unendosi diventa più forte.
Non solo dati positivi, però. Se l'attacco non delude, dietro -nonostante le ottime prestazioni di Manolas- c'è ancora qualche rimedio da impiegare. Sono ben 13 i gol subiti, più di 1 a partita. Ad esclusione della gara esterna col Frosinone e del Derby, infatti, la Roma ha sempre subito gol. E' anche vero che i giallorossi hanno sempre segnato, tranne che nella gara contro l'Inter. Addirittura, l'ultimo 0-0 risale allo scorso anno, contro il Parma. Il dato sui gol subiti non sembra preoccupare troppo, con 27 gol all'attivo, ma nel corso dell'anno potrà risultare decisivo. Se è vero che vince chi segna di più, è anche vero che le migliori difese hanno più possibilità di arrivare al titolo, come più volte ha dimostrato la Juventus in questi 4 anni.
Da ultimo, ma non meno importante, il dato sugli infortuni. Con Salah, già 8 gli infortuni in stagione: dopo Keita, Totti, Dzeko, Castan, Szczesny, Falque e Maicon, è arrivato anche il grave stop per l'egiziano. Senza dimenticare la lungodegenza di Strootman. Sicuramente la Roma non è una delle squadre più colpite dal problema infortuni, ma perdere giocatori chiave, in momenti chiave, spesso risulta deleterio. Per ora, al rientro dalla pausa, fatta esclusione dell'olandese e dell'egiziano, la Roma potra contare su tutta la rosa, compreso il Capitano. Alla ripresa, sabato 21, ecco il Bologna in trasferta. Sfida ostica, contro i felsinei lanciatissimi. Staremo a vedere.
Sognare, insomma, non è vietato. Senza distrarsi, e con i piedi ben saldati a terra.
Lazio, Tare: ''Parlerò con Pioli, possiamo ripartire''
Il ds analizza il delicato momento biancoceleste: ''Ora si parla di catastrofe, ma solo 3 settimane fa si parlava di una Lazio in lotta per lo scudetto. Non mi esaltavo prima, non mi butto giù adesso. Mancano la grinta e la determinazione di vincere le gare a tutti costi, ma c'è tanta qualità''
ROMA - Si lecca ancora le ferite, la Lazio, dopo il derby personell'ultima partita prima della sosta per le nazionali. Nell'occasione, ha fatto molto discutere l'arbitraggio di Tagliavento, che al triplice fischio è stato avvicinato dal direttore sportivo Igli Tare, in cerca di spiegazioni.
TARE SU TAGLIAVENTO: "DA PARTE SUA NESSUNA SCUSA" - Ai microfoni della radio ufficiale biancoceleste, il dirigente è tornato sull'argomento: "È vero, ho incontrato Tagliavento nel post gara. Ero molto rammaricato per l'episodio del rigore concesso, che ha inciso nell'economia della partita. Ho solamente esternato all'arbitro la mia delusione per l'andamento dell'incontro e alla fine gli ho solo chiesto di rivedere in serata ed in serenità gli episodi incriminati. Da parte sua non c'è stato alcun gesto di scuse, anzi la convinzione di esser nel giusto". Tare poi è andato oltre l'episodio, analizzando la difficile situazione attuale della Lazio: "In questi momenti negativi è ovvio che vada fatta un'analisi a 360 gradi. Ora si parla di catastrofe, ma solo 3 settimane fa si parlava di una Lazio in lotta per lo scudetto. Non mi esaltavo prima, non mi butto giù adesso. Mancano la grinta e la determinazione di vincere le gare a tutti costi, ma c'è tanta qualità. Il derby è stato deciso da episodi sfavorevoli, la Roma ha avuto subito l'occasione di impostare la gara a suo piacimento, giocando in contropiede".
MERCOLEDÌ CONFRONTO CON PIOLI: "C'È TANTA STRADA DA FARE" -In programma un colloquio con Pioli alla ripresa degli allenamenti di mercoledì:
TARE SU TAGLIAVENTO: "DA PARTE SUA NESSUNA SCUSA" - Ai microfoni della radio ufficiale biancoceleste, il dirigente è tornato sull'argomento: "È vero, ho incontrato Tagliavento nel post gara. Ero molto rammaricato per l'episodio del rigore concesso, che ha inciso nell'economia della partita. Ho solamente esternato all'arbitro la mia delusione per l'andamento dell'incontro e alla fine gli ho solo chiesto di rivedere in serata ed in serenità gli episodi incriminati. Da parte sua non c'è stato alcun gesto di scuse, anzi la convinzione di esser nel giusto". Tare poi è andato oltre l'episodio, analizzando la difficile situazione attuale della Lazio: "In questi momenti negativi è ovvio che vada fatta un'analisi a 360 gradi. Ora si parla di catastrofe, ma solo 3 settimane fa si parlava di una Lazio in lotta per lo scudetto. Non mi esaltavo prima, non mi butto giù adesso. Mancano la grinta e la determinazione di vincere le gare a tutti costi, ma c'è tanta qualità. Il derby è stato deciso da episodi sfavorevoli, la Roma ha avuto subito l'occasione di impostare la gara a suo piacimento, giocando in contropiede".
MERCOLEDÌ CONFRONTO CON PIOLI: "C'È TANTA STRADA DA FARE" -In programma un colloquio con Pioli alla ripresa degli allenamenti di mercoledì:
"Parlerò bene con Pioli, c'è tanta strada da fare, purtroppo siamo nella posizione di chi rincorre. Ma se remiamo tutti dalla stessa parte, possiamo tornare agli standard della scorsa stagione". Infine, ha affrontato anche il tema dell'assenza dei tifosi nel derby: "Dispiace, l'Olimpico semivuoto mi ha fatto tristezza. Ora cercheremo di concentrarci sulla questione sperando che si possa prendere una decisione che accontenti tutti".
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