Quarta vittoria consecutiva in campionato dei partenopei che passano 1-0 a Verona con il Chievo grazie alla settima rete dell'argentino (ma che non segnava da nove mesi in trasferta). La squadra di Sarri raggiunge Fiorentina, Inter e Lazio alle spalle della Roma
VERONA – Il Napoli non si ferma più. Al Bentegodi la squadra di Sarri conquista la quarta vittoria consecutiva in campionato battendo il Chievo per 1-0 nel posticipo della 9/a giornata di serie A. Ci pensa il settimo sigillo del Pipita Higuain, che non segnava in trasferta da 9 mesi, a regalare ai partenopei i tre punti che valgono il secondo posto a braccetto con Inter, Lazio e Fiorentina, ad appena due lunghezze di distacco dalla Roma capolista. Per il Chievo, invece, è notte fonda. I clivensi non vincono da quasi un mese e anche oggi hanno fatto ben poco per portare a casa il risultato.
NAPOLI PAUROSO – Numeri da paura quelli del Napoli di Sarri che dopo essere partito col freno a mano tirato (due punti nelle prime tre giornate) ha ingranato la marcia giusta segnando tra campionato ed Europa League 24 gol, subendone solo 3, per un’imbattibilità che va avanti ormai da undici partite. Numeri figli del bel gioco e della grande scommessa di nome Sarri, perché non c’è dubbio che la mano del tecnico sia evidente. Anche oggi Hamsik e compagni hanno giocato con grande personalità facendo la partita sin dalle prime battute di gara rischiando poco o nulla contro un avversario che negli ultimi anni aveva dato sempre filo da torcere ai partenopei.
CHIEVO INTIMORITO – Questa sera, però, Maran ha deciso di non affrontare il Napoli a viso aperto e di giocare da provinciale, o meglio, di non giocare. Per tutto il primo tempo, infatti, il Chievo ha superato la propria metà campo solo in un’occasione che per poco non costava il gol agli azzurri, poi è stato solo gioco di disturbo, di copertura con ben 11 uomini dietro la linea del pallone. Decisione dettata probabilmente dalla paura. La paura di giocarsi la gara contro un Napoli che in questo momento è senza dubbio la squadra più in forma dell’intera serie A.
IL MATCH – Oltre un’ora di gara a tinte azzurre al Bentegodi col Napoli che prende in mano il pallino del gioco sin dal 1′ e prova in tutti i modi a sfondare il muro di maglie gialloblu preparato da Maran davanti alla propria area di rigore. I partenopei giocano tutto il tempo palla al piede e vanno a un passo dal gol con Higuain in ben due occasioni, ma la sfera si stampa sul palo entrambe le volte. L’unica occasione dei padroni di casa arriva in contropiede e porta la firma di Castro, ma il tocco sotto dell’argentino a scavalcare Reina in uscita disperata, è talmente sbagliato che la palla esce abbondantemente a lato con Paloschi che si dispera tutto solo sul secondo palo. Nella ripresa il Chievo si mostra più propositivo lasciando inevitabilmente spazi agli indiavolati attaccanti azzurri. Higuain è il più indiavolato di tutti, perché prima chiama alla grande parata Bizzarri con un bel tiro da fuori, poi lo infila di prima intenzione raccogliendo un traversone basso di Ghoulam dalla sinistra, quindi ci riprova un minuto più tardi sfiorando la traversa a Bizzarri battuto. Il Napoli insiste, va più volte vicino al raddoppio, ma in pieno recupero rischia il pareggio con Castro che in rovesciata manda di poco alto sopra la traversa.
CHIEVO-NAPOLI 0-1 (0-0)
CHIEVO (4-3-1-2): Bizzarri 5.5; Cacciatore 6, Gamberini 6, Cesar 5.5, Gobbi 6; Castro 5.5, Rigoni 5.5, Pinzi 5 (19° st Birsa 5); Pepe 5.5 (27° st Pellissier 5); Meggiorini 5.5, Paloschi 5 (37° st Inglese sv). In panchina: Bressan, Seculin, Frey, Sardo, Dainelli, Radovanovic, Christiansen, Mpoku. Allenatore: Maran
NAPOLI (4-3-3): Reina 6; Hysaj 6, Albiol 6, Koulibaly 6.5, Ghoulam 6.5; Allan 6.5, Jorginho 6, Hamsik 6.5 (32° st David Lopez sv); Insigne 6.5 (25° st Mertens 6), Higuain 7 (38° st Gabbiadini sv), Callejon
ARBITRO: Massa di Imperia
RETE: 14° st Higuain
NOTE: Serata serena, terreno in buone condizioni. Spettatori: 10.000 circa. Al 39° st allontanato il tecnico del Chievo, Rolando Maran, per proteste. Ammoniti: Koulibaly, Meggiorini, Mertens. Angoli: 2-8. Recupero: 0′; 4′.
Lazio-Torino 3-0: i biancocelesti in casa non sbagliano mai, ora sono secondi
Primo tempo bloccato all'Olimpico, il gol di Lulic apre le danze e nella ripresa è Felipe Anderson, con una doppietta, a firmare l'ottava vittoria in altrettante gare interne stagionali. Due assist per Klose, molto in ombra i granata
ROMA – Senza grandi scossoni, in silenzio, ma la Lazio è lì. I ragazzi di Pioli vincono l’ottava gara casalinga in stagione, superando un Torino che si presenta all’Olimpico con velleità di alta classifica ma alla prova del campo si sfalda alla prima difficoltà, e agguantano la coppia Fiorentina-Inter, aspettando il Napoli. Tabellino alla mano, il protagonista di serata è Felipe Anderson, che firma la doppietta che permette ai biancocelesti di dilagare. Un exploit che rischiava di non verificarsi, con il brasiliano addirittura a un passo dalla sostituzione prima della rete del momentaneo 2-0: Pioli aspetta qualche minuto prima di inserire Kishna, già pronto a bordo campo, e la partita cambia di colpo.
FRONTEGGIARE L’EMERGENZA – I due tecnici arrivano alla sfida dell’Olimpico con qualche apprensione di organico. Entrambi recuperano un elemento cardine in mediana – Biglia sul fronte biancoceleste, Vives su quello granata – ma si ritrovano con scelte obbligate in difesa: tandem obbligato Mauricio-Gentiletti per Pioli, riserve praticamente inesistenti per Ventura, che regala il primo gettone in panchina all’ucraino Pryima. Il protagonista, in avvio di gara, è insospettabilmente proprio Mauricio, finito nel mirino dopo l’ennesima espulsione con il Rosenborg. Il difensore prima salva su Quagliarella, poi va vicinissimo al gol del vantaggio con un colpo di testa di poco a lato. E’ un primo tempo molto bloccato, il Toro prova a graffiare con un destro di Peres ma Marchetti è attentissimo in risposta.
FRONTEGGIARE L’EMERGENZA – I due tecnici arrivano alla sfida dell’Olimpico con qualche apprensione di organico. Entrambi recuperano un elemento cardine in mediana – Biglia sul fronte biancoceleste, Vives su quello granata – ma si ritrovano con scelte obbligate in difesa: tandem obbligato Mauricio-Gentiletti per Pioli, riserve praticamente inesistenti per Ventura, che regala il primo gettone in panchina all’ucraino Pryima. Il protagonista, in avvio di gara, è insospettabilmente proprio Mauricio, finito nel mirino dopo l’ennesima espulsione con il Rosenborg. Il difensore prima salva su Quagliarella, poi va vicinissimo al gol del vantaggio con un colpo di testa di poco a lato. E’ un primo tempo molto bloccato, il Toro prova a graffiare con un destro di Peres ma Marchetti è attentissimo in risposta.
LA FIRMA DI LULIC – Un lampo in chiusura di frazione indirizza il match. Basta mette in mezzo col mancino da destra, Klose può colpire sul palo lontano ma ha l’intelligenza necessaria per smorzare il pallone e fornire un assist d’oro a Lulic: il tiro del bosniaco è sporchissimo, tocca terra ed è centrale, ma riesce comunque a mettere fuori gioco Padelli. A differenza del primo tempo, la ripresa parte con le marce alte. Belotti al 4′ chiede un penalty per un contatto con Mauricio e l’esame del replay non gli dà tutti i torti, due giri d’orologio più tardi Lulic va vicinissimo alla doppietta, raccogliendo in corsa una sponda deliziosa di Milinkovic-Savic prima di sparare a lato col mancino. Ancora Lazio, Felipe Anderson al cross per Klose, provvidenziale la chiusura di Moretti. Il vero rebus per la difesa granata è Milinkovic-Savic, il fantasista serbo ha una pazzesca capacità di lettura delle zone grigie del campo e riesce sempre a mettersi in condizione di ricevere palla tra le due linee. Altra sponda, stavolta per Candreva: svirgolato il suo destro. Il ritmo della Lazio si abbassa, Felipe Anderson è a un passo dal cambio, Kishna è a bordo campo, Pioli gli riconsegna momentaneamente la tuta. La partita cambia.
DOPPIO FELIPE – Minuto 25, rinvio lungo di Marchetti. Milinkovic-Savic prende il tempo per la spizzata, Klose alle sue spalle segue il pallone e di esterno destro manda di prima intenzione Felipe Anderson in porta: Bovo non riesce a rimontare, diagonale mancino per il raddoppio. E’ il colpo del ko, il Torino è disorientato, Matri rileva il bomber tedesco e ha subito l’occasione per calare il tris ma il suo destro, su assist del solito Milinkovic-Savic, non inquadra i pali. I granata provano a rientrare in gara, Quagliarella ha mezza chance e non riesce a trasformarla in acrobazia. Con la sfida già ai titoli di coda, Lulic sfreccia sulla sinistra, sterza di colpo e serve Felipe Anderson. Stop dal limite, destro secco rasoterra, 3-0. La Lazio è lì.
LAZIO-TORINO 3-0 (1-0)
Lazio (4-2-3-1): Marchetti 6.5; Basta 6.5, Mauricio 6, Gentiletti 6, Lulic 7; Onazi 6 (47′ st Morrison sv), Biglia 6; Candreva 6 (30′ st Kishna sv), Milinkovic-Savic 7, Anderson 7; Klose 6.5 (34′ st Matri sv). (Berisha, Guerrieri, Braafheid, Konko, Patric, Mauri, Oikonomidis, Djordjevic). All.: Pioli
Torino (3-5-2): Padelli 5.5; Bovo 5, Glik 5.5, Moretti 5.5; Peres 6, Acquah 5.5 (16′ st Benassi 5.5), Vives 5 (27′ st Prcic sv), Baselli 6, Molinaro 6; Belotti 5.5 (16′ st Lopez 5.5), Quagliarella 5.5. (Castellazzi, Ichazo, Pryima, Silva, Zappacosta, Amauri, Martinez). All.: Ventura
Arbitro: Mazzoleni
Reti: 40′ pt Lulic, 25′ e 49′ st Anderson
Ammoniti: Moretti, Vives, Benassi, Mauricio, Klose
Recupero: 1′ e 3′
DOPPIO FELIPE – Minuto 25, rinvio lungo di Marchetti. Milinkovic-Savic prende il tempo per la spizzata, Klose alle sue spalle segue il pallone e di esterno destro manda di prima intenzione Felipe Anderson in porta: Bovo non riesce a rimontare, diagonale mancino per il raddoppio. E’ il colpo del ko, il Torino è disorientato, Matri rileva il bomber tedesco e ha subito l’occasione per calare il tris ma il suo destro, su assist del solito Milinkovic-Savic, non inquadra i pali. I granata provano a rientrare in gara, Quagliarella ha mezza chance e non riesce a trasformarla in acrobazia. Con la sfida già ai titoli di coda, Lulic sfreccia sulla sinistra, sterza di colpo e serve Felipe Anderson. Stop dal limite, destro secco rasoterra, 3-0. La Lazio è lì.
LAZIO-TORINO 3-0 (1-0)
Lazio (4-2-3-1): Marchetti 6.5; Basta 6.5, Mauricio 6, Gentiletti 6, Lulic 7; Onazi 6 (47′ st Morrison sv), Biglia 6; Candreva 6 (30′ st Kishna sv), Milinkovic-Savic 7, Anderson 7; Klose 6.5 (34′ st Matri sv). (Berisha, Guerrieri, Braafheid, Konko, Patric, Mauri, Oikonomidis, Djordjevic). All.: Pioli
Torino (3-5-2): Padelli 5.5; Bovo 5, Glik 5.5, Moretti 5.5; Peres 6, Acquah 5.5 (16′ st Benassi 5.5), Vives 5 (27′ st Prcic sv), Baselli 6, Molinaro 6; Belotti 5.5 (16′ st Lopez 5.5), Quagliarella 5.5. (Castellazzi, Ichazo, Pryima, Silva, Zappacosta, Amauri, Martinez). All.: Ventura
Arbitro: Mazzoleni
Reti: 40′ pt Lulic, 25′ e 49′ st Anderson
Ammoniti: Moretti, Vives, Benassi, Mauricio, Klose
Recupero: 1′ e 3′
Juventus-Atalanta 2-0: Dybala-Mandzukic, il riscatto è servito
La Juventus archivia senza troppi affanni la pratica Atalanta: apre Dybala, chiude Mandzukic. Ma Pogba sbaglia un rigore.
La Juventus trova tre punti fondamentali per cercare una difficile ma non proibitiva rimonta in campionato. E, al di là della vittoria per 2-0, i bianconeri possono gioire per aver manifestato una certa solidità difensiva. I successi si costruiscono passando dai pacchetti arretrati e, nelle ultime tre gare, i bianconeri sono riusciti a non subire goal. L'Atalanta paga l'ottimo pomeriggio dei padroni di casa trascinati da Dybala e, probabilmente, anche un po' di inesperienza in termini complessivi.
IMPEGNI RAVVICINATI - Giocando ogni tre giorni, e guai a lamentarsi perché chi milita nei top club è abituato agli impegni ravvicinati, c'è anche bisogno di turnover. Massimiliano Allegri, pensando ai due appuntamenti contro Sassuolo e Toro, si affida a delle rotazioni ragionate. Spazio al 4-3-1-2. Buffon tra i pali; Padoin, Bonucci, Chiellini e Evra in difesa; a centrocampo Marchisio, Khedira e Pogba; Pereyra ad agire dietro Dybala e Mandzukic. L'Atalanta di Edy Reja risponde con un 4-3-3 oculato in fase difensiva: Sportiello in porta; Bellini, Toloi, Paletta e Dramè a comporre il pacchetto arretrato; Grassi, De Roon e Kurtic in linea metodista; tridente composto da D'Alessandro, Maxi Moralez e Pinilla.
GIOIELLO TARGATO 21 - Una punizione pennellata da Dybala per poco, con il colpo di testa di Bonucci, non sfocia nel vantaggio bianconero. La partenza della Vecchia Signora è forte, dagli sviluppi di un calcio piazzato nasce un'altra occasione importante non sfruttata da Mandzukic. L'Atalanta è ben organizzata, velocità e fase di rottura, ottima posizione in classifica ampiamente meritata. I bianconeri provano a trovare la superiorità numerica sulle corsie esterne, Evra si inserisce con convinzione, trovando gli scarichi ideali per gli attaccanti, buon segno in funzione degli automatismi da perfezionare. Sempre dai piedi dell'esperto terzino francese nascono le migliori azioni dei padroni di casa, vedi la conclusione dalla distanza di Pogba che non spaventa Sportiello più del dovuto. I torinesi, proiettando principalmente la propria concentrazione in fase offensiva, lasciano diversi spazi e, per poco, Grassi non trova la chiave vincente dopo una bella azione orobica. Quando le partite sono difficili, beh, basta il lampo di un singolo. E Dybala, dal canto suo, ne trova uno che sblocca la partita e che, di diritto, sottolinea ancora una volta come le sue qualità tecniche per Madama siano imprescindibili; al netto delle parole di rito in conferenza stampa. Pereyra si fa male e, anzitempo, lascia il campo: dentro Asamoah con conseguente spostamento di Pogba trequartista. I primi 45' terminano con un sussulto di Sportiello sul solito Dybala e, soprattutto, con la Juventus avanti per 1-0.
VITTORIA CONVINCENTE - La Dea, in avvio di ripresa, sostituisce Bellini con Masiello. Cambio dovuto alle condizioni fisiche precarie del capitano nerazzurro. La Vecchia Signora trova il raddoppio grazie a un guizzo nell'area piccola di Mandzukic, il quale sfrutta il lavoro del sempre ottimo Dybala. Pogba sta bene, in velocità ha la meglio su Toloi, unica soluzione per fermarlo? Stenderlo e beccarsi un giallo sacrosanto. Si gioca a una porta sola, l'Atalanta non riesce mai ad impensierire i campioni d'Italia in carica, manifestando un atteggiamento troppo remissivo. Pinilla prova a scuotere i suoi con un destro dalla distanza: non è giornata. Evra ha gamba e voglia, la concorrenza con Alex Sandro lo stimola e, toglierlo dal campo, per il brasiliano sarà difficile. Dybala è scatenato, ci prova in tutti i modi a trovare il secondo goal personale, scontrandosi anche contro un'importante dose di sfortuna. Toloi, dopo il secondo giallo su Mandzukic, finisce anticipatamente negli spogliatoi. Dybala, tanto per cambiare, ubriaca i difensori orobici e trova anche un calcio di rigore che Pogba si fa respingere da Sportiello. Il resto è pura accademia che si spegne con una vittoria netta e significativa.
OSSERVATI SPECIALI - L'Atalanta, si sa, ciclicamente sforna talenti di primo piano. E, anche in questo periodo storico, ce ne sono due che intrigano il mercato nostrano delle big: De Roon e Grassi. Il primo, regista basso, mette al servizio dei lombardi quantità ma soprattutto qualità. Il secondo, invece, è un interno di centrocampo bravo negli inserimenti e nelle letture senza palla: '91 e '95. Superfluo aggiungere altro.
DYBALA IMPRESCINDIBILE - In questa Juventus, ancora alla ricerca della migliore amalgama, l'ex centravanti del Palermo rappresenta a tutti gli effetti una certezza. Allegri fa bene a ricordare il minutaggio finora concesso al suo numero 21, ma la sensazione è che, pur nel ragionevole discorso relativo alla responsabilità della maglia, l'attaccante sudamericano non possa stare in panchina né in campionato né in Champions League. Reja, finora, ha conseguito un ottimo lavoro. Allo Juventus Stadium, ormai prassi per i lombardi in questa stagione, la Dea propone un atteggiamento tattico attento in entrambe le fasi. Troppo poco, però, per avere la meglio sui bianconeri. L'Atalanta sta disputando onestamente il suo campionato, ha tutte le qualità per potersi salvare agevolmente e, perché no, alzare l'asticella senza grosse pressioni. Insomma, la rosa c'è.
Sampdoria-Verona 4-1: Il 'Doria' risorge con il fattore
Marassi
La Sampdoria si conferma inarrestabile quando gioca davanti ai propri tifosi: Muriel, Zukanovic, Soriano ed Eder annientato il Verona. Di Ionita la rete scaligera.
La Sampdoria sfrutta ancora una volta il fattore campo che, fin qui, ha portato 13 dei 14 punti conquistati in Serie A. Contro il Verona finisce 4-1 con la squadra di Zenga archivia la pratica già dopo 45' minuti grazie alle reti di Muriel, Zukanovic e Soriano. Nella ripresa arriva anche il goal di Eder mentre la realizzazione di Ionita vale solo per le statistiche. Gli scaligeri restano nei bassifondi della classifica ed anche questa volta devono rimandare l'appuntamento con il primo successo stagionale.
SPAZIO A CARBONERO - Rispetto alla gara persa domenica scorsa contro il Frosinone, Zenga decide di rispedire in panchina Cassano e di non affidarsi a Correa, che rimane dunque tra le riserve. Dietro la consueta coppia Eder-Muriel giostrerà dunque Soriano, con Carbonero mezz'ala. Torna Cassani al posto del giovanissimo Pedro Pereira mentre Fernando, squalificato e pure lui assente a Frosinone, si piazza in mezzo al campo.
Mandorlini sorprende e cambia modulo: spazio alla difesa a 3, con lo svedese Helander che si prende una maglia assieme a Moras e Marquez. Il tecnico gialloblù abbandona dunque, almeno momentaneamente, il tridente. Così, accanto al confermatissimo Pazzini ci sarà soltanto Juanito Gomez: panchina sia per Jankovic che per Siligardi, in teorico ballottaggio per un posto. A centrocampo, Sala fa la mezz'ala e Greco il play davanti alla difesa: out Matuzalem.
MURIEL RINGRAZIA - La prima cosa che dà nell'occhio è la divisa del Verona, che su indicazione dell'arbitro sfoggia il terzo completo di colore giallo fosforescente. La casacca, però, non riesce a coprire le gravi lacune del reparto difensivo che con una disattenzione regala il vantaggio alla Sampdoria: Helander si lascia soffiare palla da Carbonero che scarica immediatamente per Muriel, il cui tiro viene murato ma sul rimpallo la retroguardia scaligera riconsegna palla al colombiano che questa volta non lascia scampo a Rafael.
VERONA IN GINOCCHIO - Incassato il goal dello svantaggio, il Verona prova a ricomporsi ma la sua reazione si riduce in una conclusione da ottima posizione di Pazzini che spreca mandando a lato. Da quel momento c'è solo la Sampdoria. Zukanovic firma la sua prima rete in blucerchiato su assistenza dalla sinistra di Soriano; quindi è proprio il capitano a finalizzare al meglio un pregievole assist con scucchiaiata di Eder, chiudendo di fatto la contesa.
TIMBRA ANCHE EDER - Così come nel primo tempo, anche ad inizio ripresa è il Verona a partire con il piede giusto. Tuttavia la squadra di Mandorlini non riesce ad impensierire Viviano. Ed allora ci pensa Eder a chiudere definitivamente ogni gioco. L'italobrasiliano irrompe centralmente ma viene chiuso da Rafael che si lascia sfuggire la sfera che finisce sui piedi di Muriel: il colombiano con un pallonetto serve al compagno di reparto il più facile dei palloni che chiede solo di essere spinto in rete di testa.
IONITA PER L'ORGOGLIO - Il pesante passivo non smonta gli scaligeri che cercano almeno di uscire dal campo a testa alta. I giocatori rossoblù attaccano con insistenza l'area di rigore di casa anche se gli effetti sortiti non sono quelli sperati. L'ingresso di Ionita regala più imprevedibilità alla manovra ed è proprio l'attaccante a gonfiare la rete su azione da calcio d'angolo. L'ultima emozione porta la firma di Pazzini che non trova, però, lo specchio della porta.
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