quinta-feira, 24 de dezembro de 2015

Calcio Italy - NEWS

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Allegri, discorso sul modulo


Esperimenti, certezze, tentativi, adattamenti. La Juve di questi primi mesi della stagione 2015/16 ha cambiato pelle varie volte, fino a stabilizzarsi col 3-5-2. Analizziamo pregi e difetti per ogni tipo di modulo.


"4-3-1-2. Anzi, no, 4-3-3. No, però questo in realtà è un 3-5-2. Eppure sembra un 4-4-2... O che sia un 4-3-2-1?". Guardando le prime versioni della Juventus 2015/16 in tanti potrebbero essere andati in crisi, potrebbero aver avuto difficoltà nell'identificare un sistema di gioco chiaro e definito, come succedeva gli altri anni e come succede un buona parte delle squadre di calcio di alto livello, con le dovute eccezioni. Citofonare Monaco di Baviera, campanello Guardiola Josep, per maggiori informazioni riguardo all'utilità (dubbia) dei sistemi di gioco.
Spesso e volentieri il Bayern scende in campo con undici giocatori senza un criterio logico particolare, sfruttando altro tipo di doti. Che Massimiliano Allegri possa aver provato a far qualcosa di simile? Difficile, anche perchè è probabilmente il primo a essere cosciente che ha giocatori con caratteristiche ben diverse da quelli del Bayern. Il tecnico ha provato più che altro a cercare soluzioni alternative, per poi tornare al classico 3-5-2, prima come ibrido con il 4-3-3 e poi come modulo più "puro", naturale. Potremmo dire che ad oggi la formazione titolare (la migliore) assomiglia a questa:
Sappiamo però che Allegri può anche cambiare sugli esterni, inserendo Cuadrado ed Evra al posto di Lichtsteiner ed Alex Sandro. Quando c'è il colombiano, la formazione si "riadatta" alle sue caratteristiche e spesso, diventa un 4-3-2-1 o un 4-3-3 a seconda della presenza di Morata o di Dybala davanti, mentre Mandzukic è imprescindibile quando si tratta di unico punto di riferimento:
Il passaggio dal 3-5-2 al 4-3-3 (fase difensiva il primo, fase offensiva il secondo) è stato utilizzatissimo a cavallo tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre, in particolare nel match con il Siviglia e contro l'Inter, anche se non sempre con gli stessi interpreti utilizzati in questa dimostrazione. Accade più o meno lo stesso quando c'è Paulo Dybala in campo, solo che anzichè allargarsi sulla sinistra come fa Morata arretra la sua posizione, e Cuadrado anzichè aprirsi a destra fa lo stesso: diventa dunque una sorta di 4-3-2-1, visto specialmente contro l'Atalanta, quando era Asamoah ad accompagnare Dybala dietro la punta. Non si poteva parlare comunque di ibrido quel giorno, essendoci Padoin da terzino destro di spinta.
L'attuale 3-5-2 è invece un modulo interpretato in maniera più canonica: chi sta sulle fasce fa la fascia e difficilmente svaria, anche se Cuadrado qualche licenza poetica se la può concedere, così come Alex Sandro: i due compagni, Evra per il primo e Lichtsteiner per il secondo, hanno caratteristiche più difensive e possono coprire, adattando la difesa a quattro, cosa che capita abbastanza raramente anche per l'ottimo lavoro del centrocampo.
Già, il centrocampo. In tutte le formazioni è l'unico punto fermo, tutto gira intorno ad esso: Sami Khedira, Claudio Marchisio, Paul Pogba. Basta solamente vedere che Allegri, in tutti i suoi esperimenti, non ha mai toccato il centrocampo a tre (che nelle idee del mister è composto da questi tre, se sani) per capire quanto sia importante il loro apporto. Intorno a loro si sviluppa tutto: la difesa a tre o quattro, l'attacco variabile.
Anche nel modulo preferito di Allegri, quello con il trequartista, il trio resta fermo al proprio posto. Per ora nel ruolo di giocatore alle spalle della punta sono stati provati Hernanes e Pereyra. Il secondo si è infortunato e non è ancora rientrato, il primo è vertiginosamente in calo dopo un buon inizio. Difficile comunque che con El Tucu a disposizione Allegri viri sul profeta:
Per l'attacco vale un discorso diverso rispetto a quello fatto per il centrocampo. L'intoccabile davanti in teoria sarebbe Dybala, eppure tatticamente quello di cui Allegri non può mai fare a meno èMandzukic, a meno che lo sostituisca Zaza, il più vicino al croato per caratteristiche nell'attacco della Juve. Difficilmente la Joya sarà riproposta come punta centrale nel 4-3-3 avendo Mandzukic o Zaza a disposizione. Morata è quello più sacrificato, nel senso che raramente riesce a trovare spazio in una coppia d'attacco, con un compagno a fianco che esalti le sue caratteristiche. Allegri ha sperimentato anche Pereyra largo a sinistra nel 4-3-3, con ottimi risultati, ma l'idea tipo resta comunque simile a questa:
Tanto è difficile immaginare una Juve senza Dybala, tanto è difficile immaginare una Juve senza Barzagli. Il 4-3-3 è più un'alternativa da partita in corso ad oggi, anche perchè Allegri l'ha utilizzato a inizio anno un po' in emergenza, soprattutto per esaltare le qualità diCuadrado, uno dei più positivi nel periodaccio dei bianconeri a inizio anno. Ora che la squadra è diventata una vera Squadra, con la "S" maiuscola, è abbastanza surrealistico rivedere questo modulo, almeno in campionato.
Discorso diverso vale per l'Europa: se dal mercato estivo non dovesse arrivare un trequartista, i bianconeri potrebbero virare sul 4-3-3 con Evra largo a sinistra e Lichtsteiner a destra. Risulterebbe sacrificato uno tra Dybala e Mandzukic per far spazio a Morata, ma non è da escludere nemmeno il 4-3-1-2.
In ultimo, citiamo un modulo a cui alla fin fine tutti fanno riferimento per avere una fase difensiva organizzata, il classicissimo 4-4-2, quello che la Juve ha fatto vedere l'anno scorso a Madrid, quando Marchisio e Pogba facevano gli esterni con Vidal che scalava in mezzo a fianco a Pirlo: fruttò un 1-1 che valse la finale.
Come potrebbe la Juve di oggi adattarsi al 4-4-2? Pogba senza dubbio farebbe ancora l'esterno sinistro (il francese sta nettamente migliorando nello scalare sul terzino avversario che spinge sull'out di destra), a destra ci sarebbe Cuadrado, con la coppia davanti composta da Mandzukic e Dybala e la linea dietro con Evra e Lichtsteiner. Propensione prettamente difensiva e di contropiede, partendo più dal 4-3-3 che da altri, anche se volendo al posto di Cuadrado potrebbe esserci Pereyra, capace di fare l'esterno destro e rendendo il modulo di partenza un 4-3-1-2.
Logicamente alcuni interpreti possono cambiare, queste sono solamente supposizioni, per la maggior parte. Certo è che alcuni uomini sono assolutamente delle chiavi tattiche quasi indispensabili per Allegri. Cuadrado su tutti, ma anche Pereyra e Morata. Teoricamente ci sarebbero tante altre soluzioni, probabilmente con questa rosa la Juventus potrebbe disporsi a proprio piacimento con ogni tipo di modulo. Per ora, difficile immaginarla senza il 3-5-2 di partenza, con la possibilità di giostrare e cambiare durante la gara. Contano carattere e atteggiamento, Allegri stesso lo insegna, ma è anche cosciente di avere a propria disposizione un buon mazzo di carte da cui pescare e scegliere.



Balotelli e Menez, doppio nuovo acquisto direttamente dall'infermeria


Nel corso del mese di Gennaio Mihajlovic dovrebbe ritrovare sia Menez che Balotelli per il suo attacco. Due opzioni non da poco, in grado di aggiungere altra pericolosità all' attacco del Milan.


Sinisa Mihajlovic sotto l'albero di Natale di Milanello non troverà solamente le parole al veleno di Silvio Berlusconi sul suo Milan, ma anche due graditi regali legati strettamente al campo. Mario Balotelli e Jeremy Menez, infatti, si avvicinano sempre di più al recupero dai rispettivi problemi fisici.
Il Milan del 2016 potrà contare così su un reparto d'attacco decisamente interessante e molto variegato a livello di caratteristiche individuali. Bacca, Niang, Luiz Adriano, Balotelli e Menez sono tutti diversi gli uni dagli altri e questo non può che offrire molte possibilità di abbinamento. Tra il francese e l'italiano è SuperMario quello più avanti. Clinicamente è guarito dalla pubalgia e sarebbe potuto essere addirittura in panchina nell' ultima di Frosinone. L'influenza però lo ha fermato, ma forse non è stato un male assoluto. Balotelli si fermerà solo a Natale e Santo Stefano, mentre negli altri giorni continuerà ad allenarsi a Milanello per ritrovare al più presto la migliore condizione fisica. Imprescindibile anche il ritorno in campo per tornare davvero al 100%, ma anche questo è un bel segnale della sua voglia di campo e di calcio giocato. Mihajlovic lo ha avuto solo per quattro partite, non al meglio, e non vede l'ora di provare a sfruttarlo appieno.
Discorso simile per Menez, fermo addirittura ad una manciata di minuti in Coppa Italia ad Agosto. La schiena gli ha imposto un lungo stop, ora i problemi sembrano essere stati risolti e il ritorno in campo sarà al massimo a Febbraio. L' anno scorso il francese ha trascinato il Milan, risultando però anche molto condizionante, in positivo e in negativo, sui risultati dei rossoneri. Mihajlovic potrebbe provare addirittura a metterlo al posto di Cerci per cercare comunque di sfruttarne le doti tecniche. Mihajlovic ha sempre detto che con tutti gli attaccanti a disposizione ci si sarebbe divertiti. Lui spera di essere il primo e di coinvolgere anche tutti i tifosi.


Napoli, parla il Capitano: "Non smettiamo di sognare"


Marek Hamsik ha parlato degli obiettivi del suo Napoli: "Abbiamo le carte in regola per arrivare in fondo"


Il capitano del Napoli, Marek Hamsik, quest'oggi è stato intervistato dal Corriere dello Sport. Tanti temi toccati, si parte dagli obiettivi stagionali della squadra partenopea: "Abbiamo la squadra giusta per far sognare i tifosi. Ora siamo secondi e ci giocheremo lo scudetto fino alla fine. Consapevoli della nostra forza, possiamo giocarci le nostre carte sino al termine del campionato. Siamo reduci da grandi prestazioni, basta  ricordare quelle con Lazio, Fiorentina, Inter,  Milan e Juventus abbiamo anche conquistato il primo posto in classifica dopo ben 25 anni. Abbiamo fatto sempre prestazioni di ottimo livello. Abbiamo le carte in regola per lottare fino alla fine. Dobbiamo continuare così".  
Invece con la propria nazionale: "Fare un grande europeo, dopo aver vissuto l'esperienza del mondiale 2010".
Mancavano ormai da molto le reti Marek Hamsik, ma finalmente, di recente, ha ritrovato la gioia del gol: "Ora sto segnando di meno, ma il mio apporto è cresciuto riguardo alla qualità del gioco. Gli amici mi hanno preso in giro sui social. Ma, personalmente, non ho problemi: chi tira i rigori sa pure che si possono sbagliare. Non posso fare altro che applicarmi per migliorare ed essere più efficace la prossima volta". E adesso? Qualche giorno di riposo per poi ripartire più carichi di prima: "Ci stiamo riposando, trascorrendo qualche giorno in famiglia, ma dopo le vacanze dobbiamo pensare al 6 gennaio ed alla sfida col Torino".

Inter, Nagatomo: "Obiettivo Scudetto"


Il giapponese parla del possibile rinnovo e spinge i compagni verso una stagione d'alta quota.


Dai dubbi estivi alle certezze attuali. Yuto Nagatomo cancella gli interrogativi di inizio stagione e torna a stringere, con forza, la divisa nerazzurra. Il contratto è in scadenza a giugno, ma il 29enne giapponese intende continuare la sua avventura milanese, intrapresa nell'ormai lontano 2011. 158 presenze con la casacca dell'Inter, una seconda pelle per un giocatore che riveste un'importanza non secondaria nello spogliatoio. 
Avvio in sordina, con Yuto in seconda fila nella batteria degli esterni di difesa. Nelle prime dieci giornate, 10 minuti con il Carpi e una sola presenza vera, reale, con il Palermo. Minuti interminabili ad osservare i compagni, fino alla chiamata, nel big match con la Roma. Mancini si affida a Nagatomo per arginare la velocità delle ali di Garcia. 
Nagatomo risponde e da quel momento ri-entra nei radar del tecnico, fino all'espulsione in quel del San Paolo. L'entrata in corsia su Allan decreta un nuovo stop. Scontato il turno di squalifica, il nipponico torna ad accomodarsi in panchina con Udinese e Lazio, complice il rilancio di Montoya e la stabilità di D'Ambrosio. 
Il sorriso è però il medesimo, Nagatomo accetta di buon grado e all'aeroporto di Tokyo Narita conferma alla stampa la volontà di proseguire il suo rapporto con il club. 
"Ho lavorato tanto, è stata una strada difficile ma ho sempre avuto fiducia perché ero nei piani dell'allenatore. Io all'Inter sto alla grande, anche i compagni mi vogliono bene. So delle trattive per il rinnovo e ho fiducia, sento che i dirigenti sarebbero contenti di tenermi all'Inter".
Dal futuro personale a quello del gruppo. L'Inter guida la A e assapora speranze da titolo. Scudetto e Champions, piatto ricco alla sosta. 
"Sin qui abbiamo fatto molto bene, siamo primi e abbiamo l'obiettivo scudetto. E io voglio tornare a giocare almeno una partita in Champions League". 


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